perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”

Condivisione della fede 06 febbraio 2018 San Paolo Miki e compagni, martiri

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ANDRE KULLA OMI (GERMANY)

Cari fratelli e sorelle,

oggi celebriamo la memoria di un gruppo di martiri dal Giappone del XVI secolo. Non so se voi pensate qualche volta la stessa cosa che capita a me pensare aprendo il breviario la mattina per vedere se c’è qualcosa di particolare: Ah, un’altra memoria di martiri, morti in un’epoca lontana in un paese lontano. Uomini santi, certo, ma che centra con la mia vita? E poi prego il breviario senza lasciarmi coinvolgere della storia e del destino di questi testimoni di Cristo.

Invece oggi, mi sono fermato e sono andato a vedere, chi erano questi martiri del Giappone e cosa possono dire alla mia vita come missionario Oblato di Maria Immacolata nel 2018 e vi voglio prendere per mano per poter mostrarvi la mia scoperta inaspettata:

I martiri erano ventisei, nove sacerdoti, missionari europei e sacerdoti giapponesi e diciassette laici, tutti morti a causa della loro fede, messi in croce come Colui per il quale loro davano la vita. Sentiamo le parole commoventi di Paolo Miki poco prima della sua morte:

L’unica ragione per la quale vengo ucciso, è perché ho proclamato l’insegnamento di Cristo. Ringrazio Dio che questa è la ragione per uccidermi. Sono convinto di dire la verità prima di morire. So che mi credete e voglio dirvi di nuovo: chiedete a Cristo di diventare felici. Obbedisco a Cristo. Secondo l’esempio di Cristo, perdono i miei persecutori. Io non li odio. Chiedo a Dio pietà per tutti e spero che il mio sangue cada sui miei prossimi come una pioggia fruttuosa.

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Cosa ci dice allora la morte di questi testimoni di Cristo? Rimango colpito dal fatto che era un gruppo di missionari, sacerdoti e laici di diverse nazioni, missionari e indigeni insieme. E penso alle nostre realtà: Oblati, cioè consacrati, insieme a laici danno testimonianza per Cristo. Cercano di obbedire solo a Lui e cercano di seguire il Suo esempio. Questi martiri sono morti in croce. La croce di Cristo è un segno che ci identifica come oblati. Non per caso riceviamo una croce grande nell’oblazione perpetua. Ecco quello che dice la Costituzione 63:

La croce Oblata, ricevuta nel giorno della professione perpetua, ci ricorderà costantemente l’amore del Salvatore, che desidera attirare a sé tuti gli uomini e ci invia come suoi collaboratori.

Siamo allora chiamati a essere testimoni dell’amore di Cristo come lo sono stati i martiri del Giappone. Anche vivendo in un contesto che non porta il pericolo di essere uccisi per la nostra fede, affrontiamo tante difficoltà nella nostra vita quotidiana che non ci rendono testimoni e profeti in questo mondo. Penso ai nostri dubbi, le nostre piccole sofferenze personali, la vergogna, il pensiero cosa gli altri potrebbero pensare di me, le difficoltà con i voti, con i superiori o i confratelli, i problemi a scuola, con gli amici o nella famiglia.

Ecco il nostro piccolo martirio della quotidianità. Ed ecco come l’esempio dei martiri di Giappone ci può dare la forza e il coraggio di affidarci al Signore con un cuore aperto e generoso, come l’hanno fatto loro fino a salire loro stessi sulla croce. Un altro martire, il pastore protestante tedesco Dietrich Bonhoefer, lo esprime così: «Dio non salva dalla croce, ma nella croce». Guardiamo quindi Gesù Crocifisso e affidiamoci al Suo amore senza limite, a Colui che è fonte e mèta della nostra vita come oblati.

Vorrei concludere con una piccola storia:

Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che camminavo sulla sabbia
accompagnato dal Signore,
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che
per ogni giorno della mia vita,
apparivano orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono.
Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi posti c’era solo un’orma…
Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia,
maggiore paura e maggior dolore…

Ho domandato allora:
“Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita,
ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”

Ed il Signore rispose:
“Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutto il tuo cammino e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo.
E non ti ho lasciato…
I giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

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